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Quando Foucault ha cominciato a parlare di tecniche di sé, lo ha fatto al fine di sottolineare anche una possibile dimensione di rottura e di messa in discussione dell’ordine socio-culturale, attraverso l’introduzione di una possibile discontinuità negli schemi di ripetizione – una discontinuità concepibile di certo sotto diverse forme (etica, politica, estetica…). Foucault parrebbe dunque collocarsi in una prospettiva del tutto differente da quella di Mauss. Ci può dire se anche Mauss ha affrontato il problema della discontinuità e, se questo è il caso, che categorie ha utilizzato e che rapporto può essere stabilito tra tale problema e lo studio delle tecniche del corpo? Ci viene in mente un passo delle conclusioni generali di Les techniques du corps: «Dans toute société, tout le monde sait et doit savoir et apprendre ce qu’il doit dans toutes conditions. Naturellement la vie sociale n’est pas exempte de stupidité et d’anormalités. […] Mais exemple et ordre, voilà le principe. Il y a donc une forte cause sociologique à tous ces faits. […] D’autre part, puisque ce sont des mouvements du corps, tout suppose un énorme appareil biologique, physiologique. Quelle est l’épaisseur de la roue d’engrenage psychologique ? Je dis exprès roue d’engrenage. Un comtiste dirait qu’il n’y a pas d’intervalle entre le social et le biologique. Ce que je peux vous dire, c’est que je vois ici les faits psychologiques comme engrenage et que je ne les vois pas comme causes, sauf dans les moments de création ou de réforme. Les cas d’invention, de positions de principes sont rares. Les cas d’adaptation sont une chose psychologique individuelle. Mais généralement ils sont commandés par l’éducation, et au moins par les circonstances de la vie en commun, du contact». J.-M. Leveratto: Qui, ancora, non bisogna focalizzarsi sul richiamo che Marcel Mauss opera all’ortodossia durkheimiana, ma prestare attenzione all’appropriazione («l’adattamento») come «cosa psicologica individuale» portata dalla «vita in comune» e dal «contatto» con gli altri, e al cambiamento micro-sociologico che essa rappresenta. Ciò che serve, nel testo, a giustificare l’appellativo di “tecniche del corpo” è un fenomeno d’«imitazione prestigiosa» – le giovani donne parigine che imitano l’andatura delle attrici americane – ovvero, per usare gli stessi termini di Durkheim, una situazione di adozione di una condotta in cui «sono le ragioni stesse che ci hanno fatto consentire ad essere le cause determinanti della nostra azione, non l’esempio che abbiamo sotto gli occhi. Siamo noi ad esserne gli autori, anche se non siamo noi ad averla inventata» (É. Durkheim, Le suicide, PUF, Paris 1991, p. 114). «L’imitazione-moda», ammette così il sociologo francese, equivale all’«imitazione logica» in Tarde, «quella che consiste a riprodurre un atto perché esso serve a uno scopo determinato». Di conseguenza, per Marcel Mauss, la “tecnica del corpo”, anche se si definisce come una tecnica «senza strumento», è inseparabile dalla «tecnica» in quanto «fatto di civiltà» – ovvero di cultura condivisa tra le nazioni (M. Mauss, Essais de sociologie, Editions de Minuit, Paris 1968-1969, p. 235) – e dagli oggetti che essa trasporta, come testimoniano la presenza e l’importanza che il testo di Mauss dà a quegli oggetti (incongrui in un contesto universitario) che sono, negli anni trenta, il cinema, la qualità erotica dell’andatura delle ragazze maori e le «tecniche degli atti sessuali normali e anormali». In ogni caso, è proprio da una discontinuità nella presentazione di sé delle giovani donne, in pubblico – una discontinuità che, per riprendere le vostre parole, mette in discussione l’ordine socioculturale – che nasce la nozione di tecniche del corpo. E questo testo prepara, a modo suo, la nozione di performatività del tipo difeso da Judith Butler. > Leggi la risposta di Mariapaola Fimiani Nella lezione del 17 marzo 1982 del corso L'herméneutique du sujet, Foucault accenna alla possibilità di utilizzare un approccio comparativo per lo studio delle tecniche di sé, suggerendo di esaminarne le rispettive evoluzioni e la loro diffusione (con particolare riferimento alle tecniche di sé praticate nella Grecia antica). Crede che questa suggestione cui Foucault si riferisce, proponendo la nozione di «etnologia dell’ascetica», sia compatibile in qualche modo con la prospettiva di Mauss? Quali sono, a suo avviso, i limiti della sua applicabilità? In altri termini, lei crede che le tecniche di sé possano essere oggetto di un’indagine etnografica? J.-M. Leveratto: Rispondo positivamente, poiché la classificazione tecnologica proposta da Mauss è un programma di osservazione comparativa degli usi contemporanei dei piaceri, al di là del solo piacere sessuale. Bisogna semplicemente evitare di ridurre alla “tecnologia culturale” dei manuali di etnografia un programma che implica, come si sforzano di fare i Cultural Studies anglosassoni, un’osservazione dell’uso degli oggetti dell’industria culturale in quanto strumenti della “cultura di sé”. E la condizione sine qua non della pertinenza di questa inchiesta etnografica è di prendere in considerazione tanto il riconoscimento da parte degli individui delle poste in gioco etiche del loro consumo culturale, quanto la loro capacità di politicizzare questo consumo, in nome della trasmissione dei valori che esso compie. Prendere sul serio la “classificazione” che propone Marcel Mauss nel secondo capitolo de Les techniques du corps – generalmente ignorato dai commentatori – permette così di riscontrarvi la presenza di tecniche di sé, anche se il termine non è utilizzato come tale nel testo. La classificazione si fonda su un principio generale, quello di identificare le situazioni in cui si obbliga e in cui ci si obbliga ad agire sul corpo. Ma essa combina una classificazione delle tecniche del corpo in relazione ai loro fini con dei «principi di classificazione» che permettono di complicare e di far variare il senso della situazione in funzione delle sue poste in gioco etiche. Le tecniche del corpo si ripartiscono in quattro generi secondo un principio generale, che è rappresentato dallo scopo al quale mira la messa in opera del corpo:
I «principi di classificazione» sono:
Il dispositivo di classificazione conferisce a ciascun principio di classificazione la funzione di un fattore di variazione, con il corpo che è contemporaneamente l’oggetto sul quale l’azione si applica e un agente strumentato dal soggetto. La quasi-transitività che introduce il corpo a corpo stricto sensu (la madre che culla il proprio bambino, l’infermiera che soccorre il paziente, ecc.) e la considerazione delle configurazioni in cui un corpo agisce per un altro corpo, si mette al suo servizio, obbligano a costruire il quadro dal punto di vista di Ego, confrontato alle poste in gioco etiche definite dai rapporti d’età, di sesso e dalla razionalizzazione di ciascun tipo di tecnica.
Senza dubbio, ci si sorprenderà nel vedere il “rendimento” riconosciuto come una dimensione del rapporto con il piacere. Tuttavia, proprio questo è uno degli interessi della tecnologia di Mauss: prendere sul serio la questione della competenza (expertise) nell’uso dei piaceri. |