Philippe Sabot

Les deux régimes de l’inconscient dans les Mots et les choses



Scheda d'ascolto

[00:00-08:05] Philippe Sabot indica lo scopo generale del suo intervento che consiste nell’esplicitazione del paradigma che sostiene le analisi delle ultime pagine de Le parole e le cose. La critica foucaultiana delle scienze dell’uomo e del rapporto con lo strutturalismo (soprattutto quello di Lévi-Strauss) sono esaminati attraverso il ruolo svolto dalla nozione di inconscio. [08:06-13:42] Questo percorso si sviluppa attorno a due tesi: 1) le scienze umane riattivano uno schema caratterizzato da un raddoppiamento rappresentativo in cui si riscontra un primato epistemologico della rappresentazione. Sabot mostra come i tre ambiti del sapere sull’uomo chiamati in causa da Foucault, e cioè la biologia, l’economia e lo studio del linguaggio, corrispondono a tre coppie di concetti operatori, ovvero funzione/norma; conflitto/regola; significazione/sistema. [13:43-15:30] 2) In questo contesto, Sabot prende in esame un doppio spostamento in grado di ricostruire criticamente la riorganizzazione storica del campo delle scienze umane. Il primo spostamento riguarda una successione di modelli epistemologici (biologia-economia-filologia); il secondo concerne l’emergere di una dimensione dell’inconscio basata sulla serie norma-regola-sistema anziché sulla serie funzione-conflitto-significazione. [15:31-18:30] Per chiarire questa nozione di inconscio a partire dalla differenza tra coscienza e rappresentazione, Sabot analizza il ruolo critico ricoperto da quel che Foucault chiama contro-scienze entro la riconfigurazione del campo delle scienze umane. [18:31-24:40] In primo luogo, la psicanalisi che si presenta come un discorso sull’impensato sforzandosi di sottrarre l’inconscio allo spazio del rappresentabile per ricondurlo alle sue condizioni di struttura che coincidono con le tre figure della finitudine umane: morte, desiderio, legge. [24:41-37:05] In secondo luogo, l’etnologia che, sgomberando l’orizzonte di storicità in cui può apparire un sapere dell’altro, mostra mediante quali costrizioni strutturali il nostro inconscio storico si dispiega in ogni manifestazione culturale. Sabot sottolinea come la psicanalisi e l’etnologia si articolino l’una con l’altra entro l’insieme di strutture formali che riguardano una nozione di inconscio presa in prestito dall’impostazione di Lévi-Strauss. [37:06-40:42] In terzo luogo, è il paradigma della linguistica a fornire all’inconscio una matrice formale propria a un sistema simbolico in grado di porre una analogia forte tra la strutturazione interna del linguaggio e la strutturazione dei rapporti che articolano l’individuale e il sociale. È infine ancora la linguistica ad essere capace di fare apparire l’insieme dei fenomeni collettivi e individuali inerenti a quest’ordine simbolico come gli elementi di un sistema significante retto da invarianti strutturali. [40:43-42:00] La dissoluzione dell’uomo in questo gioco di strutture non porta al fallimento di ogni antropologia ma semmai a una riappropriazione di questi oggetti e al rinnovamento completo delle sue forme teoriche. [42:01-53:22] Questo intervento è seguito da una discussione.


Parole chiave: Le parole e le cose, strutturalismo, scienze umane, inconscio, rappresentazione.


L’autorizzazione per l’embedded di questo video proviene dall’ENS Savoirs en multimédia, che ne detiene tutti i diritti e che ringraziamo dunque infinitamente. In particolare, l’intervento di Sabot si può trovare qui.

 
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