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La ricerca di Foucault è sempre stata segnata da un forte interesse per l’attualità. Nei suoi interventi, Foucault ha frequentemente indicato quelli che, a suo parere, potevano essere letti come punti di partenza per resistenze in atto o per pratiche di resistenza possibili. L’individuazione di tali “linee di fragilità” è infatti, per Foucault, uno dei compiti principali del lavoro di ricerca storico e filosofico. Ne Il soggetto e il potere, ad esempio, Foucault elenca alcune pratiche, come quelle di «opposizione al potere degli uomini esercitato sulle donne, dai genitori sui figli, dalla psichiatria sul malato di mente, dalla medicina sulla popolazione, dall’amministrazione sul modo in cui la gente vive», che possono essere lette come «catalizzatore chimico che permetta di mettere in evidenza le relazioni di potere». (Il soggetto e il potere, p. 240) Quali sono, secondo lei, oggi, le principali pratiche di resistenza in atto e quali sono, invece, le potenziali linee di trasformazione da seguire? E quali sono le relazioni di potere messe in luce dall’esistenza di queste pratiche di resistenza? J. Revel: Non posso rispondere alla domanda – non esistono verità generali in proposito, né ricette magiche da seguire. Quello che invece ci lascia Foucault – ed è per me uno dei lasciti più importanti del suo pensiero – è l’idea secondo la quale solo la problematizzazione del proprio presente, vale a dire la sua storicizzazione da una parte e la diagnosi delle caratteristiche che lo contraddistinguono dall’altra, può dare luogo ad un pensiero allo stesso tempo critico e affermativo, positivo, propositivo. Credo che Foucault non abbia mai smesso di lavorare in tal senso – storicizzando attraverso l’inchiesta archeologica, e delimitando la specificità del nostro presente per differenziazione rispetto ad uno o più passati, in un gioco di rimbalzo appassionante; ma anche, attraverso un capovolgimento genealogico, chiedendosi in permanenza quale differenza instaurare tra domani ed oggi. Diciamo che se l’archeologia riconosce la differenza esistente tra ieri ed oggi, la genealogia sperimenta la differenza possibile tra domani e l’attualità. Ma non lo può fare se non attraverso un’indagine accurata sul presente, un’“ontologia critica di noi stessi”. La risposta alla domanda sulle “principali pratiche di resistenza in atto oggi” rimanda per me alla necessità assoluta di saggiare in permanenza allo stesso tempo lo spostamento, la modificazione e la riformulazione della grammatica (e delle pratiche) del potere, e l’espandersi mutevole dei processi di soggettivazione e delle forme che essi, di volta in volta, assumono. Ma, a secondo delle situazioni e dei luoghi del mondo, dello stato dei rapporti di forza e della cartografia delle resistenze, la natura (e la materia: quello che Foucault definisce come ethos) delle pratiche cambia. Se dovessi fare un esempio, mi sembra che oggi, nei paesi di “economia avanzata” – quelli del Primo Mondo, per intendersi - la crisi delle categorie della modernità (che pure avevano funzionato per tre secoli) abbia portato a ripensare le nozioni di privato e di pubblico, proprio perché la loro opposizione non funziona più. E che di conseguenza, sempre di più, si diano lotte per qualcosa che no sia né pubblico né privato, ma che imponga l’invenzione di un altro piano di consistenza politica – il comune – che non è né la naturalità (ciò che il mondo ci offre) né la mera sfera statale (ciò che lo Stato ci garantisce), ma ciò che gli uomini fanno insieme, producono e inventano insieme. Insomma, mi sembra che la rivendicazione del comune sia importante, che stia diventando spesso il nome politico dell’attività inventiva delle soggettività, il risultato sempre rilanciato in avanti di quella libertà intransitiva che tanto premeva a Foucault, e che ovviamente non è suscettibile di nessuna appropriazione, né privata, né tanto meno statale. Comune è certo l’acqua, o l’aria, ma anche (e forse in modo politicamente più essenziale ancora) la conoscenza, i linguaggi, gli affetti, le relazioni, i piaceri, le sperimentazioni di differenze e di eccedenze ovunque esse si diano. > Leggi la risposta di Miguel de Beistegui |